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Feltrosa raccontata da un'introversa.

Prima di scrivere qualcosa riguardo a Feltrosa ho dovuto lasciare sedimentare questa esperienza come si fa con una tisana, coperta, per non disperderne l'aroma. sono partita non sapendo bene quello che avrei trovato, ne avevo sentito parlare, ero stata sul punto di partecipare senza mai concretizzare, questa per me era la prima volta. 

Il luogo da raggiungiere era Stia, un grazioso paesino nel Casentino, attraversato dall'Arno che nasce proprio sul vicino Monte Falterona. Il posto mi è sembrato subito perfetto perchè Stia è stata patria di lanaioli fin dal medioevo.  Qui è nato il panno casentino, all'inizio usato dai pastori e dai contadini per la sua resistenza all'acqua venne successivamente scoperto e adottato dalla moda. il colore arancio acceso tipico fu ottenuto da un errore di tintura e lo rese unico e riconoscibile. 

 

Una curiosità: sapevate che il cappotto arancio di Givency indossato da Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany è di panno casentino? Nel museo della lana di Stia troviamo tutta la filiera di lavorazione del panno casentino e anche il cappotto di Audrey. 

In questo luogo culla della nostra storia tessile si svolgeva Feltrosa. Ma cos'è Feltrosa? Per spiegarvelo comincierò raccontandovi cosa non è.

Feltrosa non è quello che mi sarei aspettata.  Avete presente il caos, l'aria condizionata, il continuo rumore di sottofondo, la gente che si accalca ai banchetti tra mille cartelli diversi? 

Scordatevi tutto ciò, Feltrosa è proprio  il contrario. Niente di caotico nè sopra le righe, nulla a che vedere con le fiere a cui mi è capitato di partecipare e che, da buona introversa, mi hanno stancata e prosciugata.

Da Feltrosa si torna ricaricati. Feltrosa è per gli espansivi ma è anche per gli introversi. Feltrosa è un non-luogo fatto di persone che ti guardano neglio occhi e di mani che lavorano, tutto molto concreto ma intriso di quella vibrazione di energia superiore e quello slancio verso l'alto che permette di trasformare una materia in un'opera, un po' l'essenza del feltro e del lavoro manuale creativo. 

Sì, perchè il bello di Feltrosa mi è sembrato essere proprio questo, c'è gente che è lì per imparare, studiare, scambiare e vivere un'esperienza. 

Il tutto si svolgeva nell'antica fabbrica di panno in parte ristrutturata. Lo spazio ampio e luminoso e veramente 'cool' tra modernariato e stile industriale era occupato da una mostra di opere in feltro, vari workshop di tecniche diverse, non solo lana, non solo feltro ma anche ecoprint, telaio, ricamo, oltre il mio corso di bambola in feltro, perchè non vi ho detto, o forse già lo sapete, che ho avuto l'onore di essere una delle insegnanti di questa edizione, una storia nella storia che vi racconterò nella prossima puntata.

Feltrosa, dico a te,  sappi che tornerò, ad imparare a scambiare competenze e a vivere di nuovo una bellissima esperienza di condivisione. 

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Commenti: 4
  • #1

    Elisabetta (sabato, 01 giugno 2019 17:08)

    Grazie Gioconda per questa esaustiva e visiva condivisione....si, perché sembra proprio di vederle queste mani laboriose ( lanoriose!) all'opera. E si respirano anche da qui lontano profumi diversi, intrisi di storia, di esperienze e di piccoli accorgimenti da trasmettere, di colore e di vita. E la tua vita è così magica.......

  • #2

    Gioconda (sabato, 01 giugno 2019 17:40)

    Ciao Elisabetta, grazie per le tue belle parole e per il neologismo 'mani lanariose' che mi piace tanto!

  • #3

    Livia (sabato, 01 giugno 2019 23:44)

    Grazie Gioconda! Confermo è proprio così, aspettiamo la prossima puntata! Livia

  • #4

    Gioconda (domenica, 02 giugno 2019 09:28)

    Grazie a te Livia ❤ che bello condividere questa esperienza con voi!

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